lunedì 11 aprile 2022

Salvarmi salvando gli altri



Salvarmi salvando gli altri, ossimoro dei nostri tempi

 Introduzione

Siamo molto onorati di aver potuto contribuire alla diffusione in Italia di questo articolo della collega Tatyana Bilyk mediante la sua traduzione e pubblicazione sul blog della nostra Associazione. E’ il secondo dei testi scritti dall’autrice dall’inizio della guerra in Ucraina in cui condivide le sue riflessioni sulle relazioni d’aiuto in contesti drammatici come la guerra, che travolge tanto agli altri come al professionista stesso e che continuando ad esercitare il proprio ruolo può  essere d’aiuto pure a se stesso.   

Salvarmi salvando gli altri, ossimoro dei nostri tempi

Tatyana Bilyk[i]

Scrivo di me stessa e di ciò che sta succedendo in queste ore in Ucraina per lasciare testimonianza degli avvenimenti; in questo modo chi fosse interessato ad avere notizie potrà trovarle in questo articolo[i]. Scrivo mossa anche dal fatto che molti colleghi mediatori, di varie nazionalità, mi hanno contattata per chiedere come potessero supportarci in questa guerra e ho pensato che tradurre i miei articoli e pubblicarli nei vari siti delle associazioni di mediatori, come è avvenuto col mio ultimo articolo, potesse essere un modo per sentirvi vicini in un momento così tragico.

Mi è capitato di notare un curioso fenomeno, legato alla mia sfera psichica: quando mi sento impotente e sopraffatta dalla sensazione di non riuscire a sopportare ancora di più la situazione, inizio a leggere i messaggi che ricevo, da parte di chi mi chiede aiuto e che si trova in condizioni ben peggiori delle mie, e così riesco a trovare la forza per andare avanti e combattere. Esempi di messaggi che ricevo e che tra l’altro, giorno dopo giorno, hanno un contenuto sempre più drammatico:

“Potresti mai ricevere in studio come paziente una giovane madre che pensa solo al suicidio?”

“Un padre è stato lasciato da solo con un bimbo di appena due anni. Hanno urgentemente bisogno di aiuto: pannolini, pappe, vestiti”

“Per favore aiutatemi con cibo e medicine. Non ho un lavoro e devo prendermi cura di mia madre disabile”

“È necessario riparare con del nastro isolante le finestre di una casa in cui vivono due persone anziane: il marito di 82 anni, che è allettato, e sua moglie di 69 anni. Sono impossibilitati a lasciare la propria casa”

“Per favore aiutateci a evacuare le famiglie con minori che vivono nella zona di guerra. Hanno bisogno di soldi per poterlo fare”

“Non possiamo farcela, necessitiamo di un mezzo per poter evacuare le persone ferite”

“Aiutate mia madre, è in uno stato di shock permanente dopo l’evacuazione da Mariupol. Siamo riusciti a scappare in tempo ma c’è tanto dolore nella nostra famiglia”

Etc..

Può risuonare paradossale, ma quando riprendo a lavorare mi sento meglio. Guardare in faccia la realtà e fare i conti con essa richiede una certa dose di coraggio e di equilibrio mentale. È impossibile convivere con la guerra, venire a patti con essa: ogni volta che l’esplosione di una bomba squarcia i cieli della città, inizio a piangere e a provare un dolore lacerante al solo pensiero che la casa di qualcuno, con tutti i ricordi di una vita, venga distrutta. Proprio come è successo con quella dei miei genitori. E il dolore aumenta pensando a chi ha perso un amico o un parente sotto alle bombe. Oltre al dolore, si vive con l’ansia di ricevere il bollettino di guerra: quanti morti e quanti edifici dilaniati.

Oggi ho letto le notizie sul giornale “Ukraine Today”: “quattro villaggi siti nella regione di Kiev sono sull’orlo della catastrofe umanitaria a causa dei continui bombardamenti delle truppe russe”. I miei genitori vivevano in uno di quei villaggi e ci siamo organizzati per portare via loro e la famiglia di mio fratello quando gli invasori era già in quella zona. Solo Dio sa quando potranno tornare nelle loro case e se la guerra cancellerà ogni traccia di vita in quel villaggio.

Tuttavia, sebbene sia circondata da tutto questo orrore, la mente si sta abituando a questa nuova realtà: le mie reazioni stanno cambiando lentamente. Se prima c’era la rassegnazione e l’incredulità a quanto stava accadendo, adesso riesco ad attingere alle mie risorse personali che mi permettono di far fronte allo stress che il peso di questa realtà comporta, e mi viene più facile poter sostenere coloro che si trovano a dover affrontare una realtà ancora più dolorosa della mia.

La mente cerca di accogliere e di elaborare le varie informazioni che mi arrivano su ciò che accade alla mia terra e ai miei connazionali ma a volte lo sforzo è troppo: si verifica un sovraccarico e allora sento di dover staccare.

Sono convinta che ci voglia tempo perché le vecchie strategie di coping si adattino alla nuova realtà. Tra l’altro sto scoprendo che in me esistono meccanismi di difesa e di resilienza di cui ero inconsapevole: mi sto prendendo del tempo per potermi conoscere meglio e per utilizzare queste mie risorse al meglio.

Uno degli approcci che utilizzo in questo periodo per darmi la forza è quello della mobilitazione - rilassamento, che funziona un po’ come la tecnica dell’inspirare ed espirare.

Per poter aiutare davvero gli altri, devi prima imparare a prenderti cura e a fare qualcosa per te stesso, anche la più semplice cosa: cucinare/mangiare cibi caldi, dormire sotto ad una coperta calda, abbracciare le persone più care. Queste sono tutte azioni di amore per te stesso che ti permetteranno di sopravvivere e di andare avanti rimanendo sempre in contatto con il tuo IO più profondo.

Prima della guerra, stavo lavorando ad un progetto per poter aprire uno sportello di mediazione familiare in collaborazione con i servizi sociali e centri per le famiglie di Kiev. Tra l’altro l’Associazione Ucraina dei Mediatori Familiari è parte dell’Organizzazione Veteran Hub, la quale ha fornito, dal 2014, supporti ai veterani del’ATO (Operazione antiterroristica dell’Ucraina Orientale) e alle loro famiglie. Più di 50 mediatori familiari hanno lavorato nella nostra organizzazione, fornendo servizi di mediazione familiare gratuiti a tutte le famiglie bisognose.

È stato difficile lavorare in mediazione con i veterani della guerra del Donbass e le rispettive famiglie, dal momento che stavano attraversando un momento di fragilità e di crisi, perché non riuscivamo a comprendere fino in fondo l’impatto emotivo che tale esperienza ha lasciato in loro. Ma ora - dato che siamo “tutti sulla stessa barca” - li sentiamo più vicini a noi e li comprendiamo di più, soprattutto capiamo quanto la guerra generi in ciascuno di noi forte stress ed emozioni ambivalenti.

In una situazione come questa, dove lo stress e il turbinio di emozioni è più forte che mai e dove la persona è in attesa di sostegno, i conflitti con le proprie famiglie diventano più insopportabili e con una conflittualità sempre più alta. In uno scenario del genere si ha la sensazione che a crollare non sia solo il mondo esterno ma anche, e soprattutto, quello interiore, perché in termini di stress, il divorzio trova il secondo posto dopo la morte di una persona cara. Quando si affronta questo tema in mediazione familiare, le persone coinvolte sono colte da dolore e disperazione. Non è un dolore solo in senso figurativo ma lo si vive proprio a livello fisico, si sente davvero il cuore andare in mille pezzi, accompagnato dalla sensazione di vivere nel vuoto e nella solitudine, un vero e proprio lutto e perdita di sé stessi e della persona amata. Purtroppo il lutto e la perdita sono sensazioni che andremo a sperimentare nel nostro lavoro sempre più spesso da ora in poi.

Ora sono una volontaria, e come molti miei colleghi, sto facendo ciò che è più necessario in questo momento storico. Vivo però con la speranza che i colleghi psicologi dicano la verità sul fatto che le competenze professionali di ciascuno di noi sono le ultime a crollare anche nel corso di una psicosi o di una demenza, e quindi possa tornare, quando sarà possibile, ad aiutare  nelle vesti di mediatrice familiare le famiglie ucraine.

A causa di una guerra dell’informazione, non sappiamo che cosa stia accadendo realmente al nostro paese in questo momento: a quanto ammontano le vittime, la vera situazione politica, le sorti del nostro paese e quando questa guerra finirà. Non sappiamo niente.

Chi vive qui, dove le esplosioni di bombe, la vista di corpi a terra dilaniati e case saltate in aria sono all’ordine del giorno, sa solo che questa è la nuova realtà. Però è anche importante dire che davanti alla crisi umanitaria di Kiev, siamo sempre pronti con nuove idee per salvare più vite possibili, e spero davvero continueremo a trovare il modo di fornire cibo e medicine a chi ne ha bisogno e a chi non ha potuto, per vari motivi, lasciare la propria città.

Molti paesi ci supportano in questa lotta contro l’invasione nemica, raccogliendo aiuti umanitari e inviando medicine e beni di prima necessità alla popolazione civile. Sappiamo anche che alcuni nostri connazionali hanno trovato ospitalità nelle case.

Posso dire a gran voce che stiamo osservando un gran numero di ottime iniziative in tutto il mondo in favore della mia Ucraina e che amici e colleghi di diversi paesi ci supportano emotivamente e finanziariamente.

Grazie al vostro supporto possiamo aiutare la nostra gente e, sempre grazie a voi che mi permettete di salvare gli altri, sto salvando me stessa.

Kiev, 29 marzo  2022



[i] Tatyana Bilyk, mediatrice familiare, formatrice e supervisore,  Presidente di ITC “Mediation School”, co-fondatrice dell’ONG “League of Mediators of Ukraine” e dell’“Association of Family Mediators of Ukraine”, referente in Ucraina del Servizi Sociale Internazionale, psicologa e psicoterapeuta.

Tel: +38 (050) 446 30 20 (Viber, WhatsApp, Telegram)

Email: tatyana.bilyk@gmail.com

https://www.facebook.com/HelpingthepeopleofKIEV

[ii] Articolo gentilmente tradotto all’italiano dall’Associazione Mediamente APS (Firenze) Italia  

giovedì 31 marzo 2022


 

Richiamo all’umanità in tempi bui

Lisa Parkinson e Tatyana Bilyk

 

Introduzione

Lisa Parkinson

Membro onorario associato dell'Associazione Ucraina di Mediatori Familiari

Molto prima dell’invasione della Russia in Ucraina, Tatyana Bilyk era ben conosciuta come pioniera della mediazione familiare in Ucraina, accreditata più di 13 anni fa da CEDR nel Regno Unito e impegnata nella risoluzione dei conflitti familiari e nell’aiuto alle famiglie in momenti di crisi. Prima dell’invasione, Tanya stava formando e supervisionando mediatori familiari nel Centro Ucraino di Mediazione, con specializzazioni in Child-inclusive mediation (mediazione familiare che prevede uno spazio di ascolto per bambini) e mediazione transfrontaliera accreditata da Mikk, l’Associazione Tedesca di mediatori familiari.

Quattro anni fa, ha fondato l’Associazione Ucraina di Mediatori Familiari, disegnata sugli standard nazionali e il codice di pratica per i mediatori familiari in Inghilterra e Galles. Ora, sta dimostrando il suo eccezionale coraggio e la sua umanità distribuendo cibo e medicinali a malati e persone bisognose a Kiev e offrendo counseling per fronteggiare la crisi. I mediatori familiari che lavorano con coppie in crisi personale e familiare sanno che l’ideogramma cinese che simboleggia la ‘crisi’ è composto da due caratteri, uno che significa ‘pericolo’ e l’altro, ‘opportunità’. Bambini e adulti intrappolati in rifugi sotterranei in Ucraina fronteggiano grandi pericoli senza via d’uscita né opportunità. Non possiamo restare come spettatori impotenti. Dobbiamo cogliere queste opportunità senza precedenti per essere uniti nel sostegno all’Ucraina, inviando aiuti umanitari al popolo Ucraino e accogliendoli nelle nostre case.

La lettura dei brucianti resoconti di Tatyana sulla vita in questo terribile momento di guerra e sull’aiuto fornito per la sopravvivenza degli altri non possono fare a meno di commuoverci per lo stesso spirito che Tatyana vi infonde. Per favore, inviate le vostre donazioni al Disasters Emergency Committee Ukraine Humanitarian Appeal https://donation.dec.org.uk/ukraine-humanitarian-appeal/ oppure a alcuna delle numerose organizzazioni e agenzie che forniscono aiuto umanitario dall’Italia[1]

 

Richiamo all’umanità in tempi bui

   Tatyana Bilyk, Kiev

Proprio oggi mentre scrivo queste righe, si sta combattendo la battaglia per Kiev. Un grattacielo è stato bombardato questa notte e le persone sono state tutte evacuate questa mattina. Questo edificio è molto vicino alla mia casa. I miei genitori e mio fratello con la sua famiglia hanno lasciato la loro casa quella notte in quanto il loro paese era stato già occupato dalle truppe russe e le operazioni militari venivano tenute lì. La mia famiglia, i miei figli ed io abbiamo preso la decisione di restare a Kiev per sostenerci reciprocamente e superare questa crisi insieme. Da quel momento ho ricevuto e continuo a ricevere molti messaggi spaventati da parenti e amici che hanno urgente bisogno di lasciare Kiev. Questa è la difficile situazione in cui sono in questo momento in cui sto scrivendo questo post per la pagina di Facebook creata dalla mia collega in Belgio. La sua iniziativa di creare una pagina sugli eventi che stanno accadendo nel nostro paese è uno dei segni dell’umanità, umanità che non è alla portata di tutte le persone. Non è sufficiente essere nati con due braccia e due gambe per essere umani, una persona deve fare molti sforzi per diventarlo. Sono grata dell’opportunità di poter condividere il mio punto di vista come mediatore professionista su quanto sta accadendo in Ucraina, così come di poter parlare di come la guerra ha colpito la mia vita e la vita di altri mediatori, e di se e come ha cambiato la mia idea di me stessa in quanto mediatrice.

Oggi è il 19esimo giorno di guerra, tutti sono cambiati; sia quelli che sono andati via, sia quelli che siamo rimasti, non saremo più gli stessi che eravamo prima della guerra, ed è importante accettare questo.

Siamo di fronte ad un abisso, a nebbia, incertezza, nessuno sa come andrà a finire personalmente per ciascuno di noi né per l'intero Paese, ma solo accettare la realtà così com'è può darci un senso di certezza così importante per tutti noi.

Un numero enorme di persone (oggi circa 2,7 milioni di persone) ha lasciato il Paese. La guerra ha privato molte persone della loro casa, della loro carriera, del lavoro e centinaia di migliaia di professionisti in tutto il mondo si trovano ora ad affrontare la necessità di ricominciare una vita quasi da zero, avendo bisogno di soldi e molti di loro anche problemi con la lingua. Questo pure  per i mediatori che hanno già lasciato il paese o che sono stati evacuati dalle zone dove sono attive le ostilità. Ogni giorno cresce il numero di mediatori che hanno lasciato la loro casa dato che in molte regione dell’Ucraina suonano l’allerta per il raid aerei.

Sono una di coloro che, fino all’ultimo momento, non credeva possibile l’invasione delle truppe  russe in Ucraina. E’ così difficile sentire la propaganda russa che dice che sono venuti per salvarci mentre veniamo uccisi nelle nostre case. E’ già iniziata la sepoltura di massa di civile nei cortili delle loro case. Le truppe russe bombardano ospedali, scuole, chiese e case di civili. E’ insopportabile guardare tutto questo e non ci sono parole per giustificare ciò che sta accadendo.

Ora sono una volontaria e ogni giorno do consulenze a tutti coloro che si trovano in uno stato psicologico difficile, distribuisco cibo e medicine a chi non può uscire di casa o ha bisogno di aiuto. Ci sono ogni giorno molte consulenze psicologiche con donne che hanno dovuto partire per salvare i loro figli dagli orrori della guerra; con persone che sono rimaste nel Paese e patiscono attacchi di panico, orrore e depressione per la continua tensione, persone nascoste in scantinati e rifugi antiaerei; con chi è tormentato tra il desiderio di salvare se stesso, le proprie famiglie e il dovere di stare con chi non può partire, di sostenere il Paese e l'esercito. Lavorando con queste persone, non ho la forza di aiutarli a prendere decisioni, a superare qualcosa o meno, se non lo vogliono loro stessi, ma so per certo che le risorse della psiche sono enormi e le nostre capacità di sopravvivere alle più terribili esperienze è colossale. In questo momento sta accadendo qualcosa di semplicemente inimmaginabile, impossibile da guardare senza lacrime. O nemmeno piangere, perché le lacrime sono già una via d'uscita, ma solo guardare e non sentire nulla. E poi sputare, gridare, parlare durante le consultazioni, altrimenti una persona viene lacerata dall'interno da molti sentimenti profondi accumulati.

Proprio come loro, essendo dentro la situazione, vivo tutte le stesse fasi del lutto, dalla negazione all'accettazione della realtà, piena di forti sentimenti di paura, dolore, rabbia, disgusto, depressione, che mi permettono di rimanere in contatto con i miei clienti, mostrando empatia e preoccupazione per coloro che cercano aiuto. Quando capisco che contengo troppe delle mie emozioni, mi rivolgo alle persone che mi sono care e importanti per aiuto e sostegno, mi riposo o addirittura mi stacco per un po', per poter vivere i miei sentimenti profondi, cosa che in altri tempi sarebbe stata anormale, ma assolutamente normale ora nelle condizioni di questa realtà anormale. Nei momenti più difficili, vorrei davvero scomparire e rompere tutti i contatti, preoccupandomi solo di me stessa. Tuttavia, l'empatia e la simpatia per le altre persone è un grande valore che riempie e non impoverisce affatto una persona. La vita in una crisi dovrebbe avere un senso, allora la psiche ha una risposta su come vivere quando è insopportabilmente dolorosa e dura.

Facendo consulenze psicologiche, osservo alcuni cambiamenti nelle relazioni familiari: dove c'è comprensione reciproca e valori comuni, la famiglia e le relazioni vengono rafforzate,  laddove i coniugi cercano di far fronte da soli ai conflitti intrapersonali, si allontanano l'uno dall'altro, esacerbando i sentimenti di guerra. Quando penso a coloro che hanno lasciato il Paese, presumo che non tutti vorranno tornare nel luogo in cui le loro case sono abbattute e le relazioni familiari, distrutte. Per me, come mediatore familiare che lavora con casi transfrontalieri, questa situazione può aggiungere lavoro, rendendomene conto che di nuovo i bambini soffriranno di più.

Affrontando questa crisi dall’interno, io ed altri mediatori familiari abbiamo l’opportunità di cogliere nuovi significati di quello che sta accadendo nelle relazioni familiari e di creare nuovi strumenti per lavorare con questi tipi di conflitti. Quello che stiamo vivendo adesso può fornirci la forza e la capacità di restare in contatto e di essere presenti anche li dove prima era insopportabile non solo lavorare ma anche essere presenti.

Personalmente, uno dei miei limiti nel lavoro come mediatore familiare era la presenza di quantità
esorbitanti di odio di una parte in conflitto verso l'altra, perché in questi casi mi risultava estremamente difficile mantenere una posizione neutrale ed essere efficace nel processo di mediazione. La quantità
di aggressività e odio che adesso si stanno ascoltando da quasi tutti gli abitanti del nostro paese è dovuta all'incredibile enormità di paura, ansia e impotenza che tutti noi affrontiamo in questa guerra
e questa rabbia ci aiuta a difenderci dall'invasione degli occupanti e a salvare il nostro territorio. Ma allo stesso tempo, quando ci difendiamo dai mostri, è importante non trasformarci noi stessi in mostri che poi distruggeranno tutto ciò che ci circonda, compresi i nostri valori e la libertà per i quali ora stiamo combattendo tutti insieme. Questo è uno dei compiti più importanti che i mediatori del nostro Paese devono affrontare: come, dopo tutte queste sofferenze, non cadere nella disperazione? Come possiamo distruggeranno tutto ciò che ci circonda, compresi i nostri valori e la libertà per i quali ora stiamo combattendo tutti insieme. Questo è uno dei compiti più importanti che i mediatori del nostro Paese devono affrontare: come, dopo tutte queste sofferenze, non cadere nella disperazione? Come possiamo trasformare la guerra che ci entra dentro nella pace che esca da noi?

Adesso abbiamo un'opportunità unica per imparare a vivere nell'ansia in modo da poter agire come pacificatori. Siamo tutti sull'orlo del baratro, affrontando i nostri limiti mentre attraversiamo questa crisi, ma soltanto percorrendola da soli e salvando la nostra umanità,  avremo l'opportunità di diventare utili a coloro che avranno bisogno dell'aiuto dei mediatori dopo la guerra.

Questo è un processo in cui qualcosa di incommensurabile entra in noi, passa attraverso sentimenti insopportabili e ne esce già come immenso. Ma l'umanità resta. Sarà un'altra persona, ma abbastanza integra da essere utile ad altre persone. La guerra è un'invasione nelle nostre vite, da cui vogliamo di riflesso difenderci, ma solo l'umanità delle persone che ci circondano dà speranza per un miracolo. 

"Nei tempi bui puoi vedere chiaramente le stelle!" Proprio ora, nei nostri tempi bui della guerra, possiamo vedere chiaramente chi è accanto a noi e perché; cosa è prezioso per noi e con chi possiamo condividere la nostra vita. Molti dei miei colleghi mediatori di diversi paesi, coloro che sono in contatto con me ogni giorno, che supportano emotivamente e finanziariamente le mie attività di volontariato, si sono illuminati per me come stelle. Tanta umanità intorno a me mi permette di attraversare questa crisi, a volte talmente orribile e letale, e di mantenere il coraggio di seguire il mio cuore, mostrando pace e bontà.

Dedico questo articolo[2] alla mia famiglia, ai miei amici e ai miei colleghi.

Tatyana Bilyk, mediatrice familiare
tel: +38 (050) 446 30 20 (Viber, WhatsApp, Telegram)
email: tatyana.bilyk@gmail.com

https://www.facebook.com/HelpingthepeopleofKIEV

Kiev, Ucraina                      14 Marzo 2022



[1]  (N. del T.) Come UNHCR https://dona.unhcr.it/campagna/emergenza-ucraina/, UNICEF https://donazioni.unicef.it/landing-emergenze/emergenza-ucraina#/home, Emergency, Caritas, Croce Rossa Internazionale ecc

[2] Articolo gentilmente tradotto all’italiano dall’Associazione Mediamente APS (Firenze) Italia - mediamentefirenze@gmail.com segreteria@associazionemediamente.org